23 novembre 2025 – 45 anni dal terremoto dell’Irpinia del 1980

In Italia il 1980 fu un annus horribilis o, per essere precisi, più orribile degli altri. Le cronache degli scandali bancari e sportivi si intercalavano alle notizie sugli agguati terroristici, mafiosi e di camorra. Si era nel pieno della guerra tra la Nuova Camorra Organizzata e la Nuova Famiglia – lo scontro tra le diverse fazioni solo in quell’anno lasciò sul terreno 134 morti – mentre il potere della loggia massonica P2 permeava le istituzioni, la politica, la finanza e gli organi d’informazione.

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Recensione del libro «Moro. Il caso non è chiuso. La verità non detta» di Maria Antonietta Calabrò e Giuseppe Fioroni

La mattina del 16 marzo 1978 in via Fani a Roma, dopo aver massacrato la scorta, formata da Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi, le Brigate Rosse prelevarono Aldo Moro dalla Fiat 130 sulla quale viaggiava e lo trasferirono in un nascondiglio imprecisato. Restò prigioniero dei brigatisti per cinquantacinque giorni – nella cosiddetta “prigione del popolo” – sino al 9 maggio 1978, quando il suo corpo venne ritrovato crivellato di colpi nel bagagliaio di una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani.

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