La crisi innescata dall’invasione dell’Ucraina ha precipitato il mondo in scenari da Guerra fredda. È tornata la contrapposizione tra Russia ed Occidente ma questa volta con tinte più inquietanti. Si ha l’impressione che non si abbiano abbastanza anticorpi per scongiurare un confronto atomico e che coloro che possano influenzare le scelte dei governi in campo politico e militare siano più esagitati e possano non avere abbastanza sangue freddo, almeno quanto la situazione richiederebbe.
Nella Guerra fredda sembrava esserci un dialogo continuo tra entità pienamente consapevoli della potenza delle armi in proprio possesso ed una collaborazione fattiva per scongiurare epiloghi apocalittici. Adesso invece è come se ci si stesse abituando all’idea dell’inevitabilità dell’esito del confronto. La possibilità di ricorrere all’arma atomica sembra rientrare nell’ordine delle cose. Si comincia a prendere in seria considerazione l’impiego di tali devastanti ordigni, magari solo per uso tattico, e dall’altra parte già si pensa a quale possa essere la risposta più appropriata.
Ci sono i due grugni che si fronteggiano. Ognuna delle due parti pretende che tutte le proprie richieste vengano accettate integralmente. Al mondo unipolare occidentale, convinto di avere il diritto di dettare le regole in base alle quali decidere chi abbia ragione, si contrappone una Russia diffidente e rancorosa, determinata a risolvere i propri problemi con mezzi che esulino dall’ambito della diplomazia. Possibile che non ci sia nessuno capace di far abbassare i toni ai due contendenti? Possibile che nessun operatore di pace si faccia promotore di una iniziativa per intavolare delle trattative?
La cosa che colpisce, sorprende e lascia sbigottiti è che si metta in conto l’uso dell’arma atomica.
Perché se ne parla con tanta leggerezza?
La popolazione civile – compresi i membri dell’establishment – non conserva memoria di ciò che la guerra rappresenti e comporti. Ciò determina una mancanza di sensibilità. Da una parte non ci si rende conto della tragedia delle popolazioni che vivono costantemente in stato di guerra trovandosi nel bel mezzo di conflitti locali, dall’altra parte non si avverte sino in fondo la gravità della prospettiva di un conflitto su vasta scala, soprattutto nel caso di impiego di armi atomiche.
Si ignorano le riflessioni di politici, filosofi, artisti e scienziati della seconda metà del XX secolo dirette proprio a scongiurare la possibilità di una guerra nucleare. Bisognerebbe avviare un dibattito drammatico su questi temi, riprendendo in mano quegli articoli e quegli interventi, invece di affrontare questioni che nulla hanno a che vedere con temi inerenti all’esistenza stessa del genere umano.
Il 21 settembre la navicella spaziale Soyuz si è agganciata alla Stazione Spaziale Internazionale. Le nazioni della terra, tutte insieme, collaborano per far sì che la ISS possa continuare ad esistere e possa portare avanti i compiti ad essa assegnati. Essa dovrebbe rappresentare un modello a cui ispirarsi. Non è mai superfluo ricordare che il nostro pianeta è come quella stazione spaziale, in cui solo la collaborazione pacifica tra i vari popoli può conservare i precari equilibri da cui dipende la sopravvivenza dell’umanità.
Gaetano Ferrara